Spendingdeppiù: in regione
si trapana e si costruisce
A pagina 7 di Repubblica di oggi (quindi addirittura cronaca nazionale), un articolo del sempre ottimo Carlo Picozza ci ricorda che i consiglieri regionali del Lazio sono costosi, ognuno di loro guadagna molto di più dei loro colleghi lombardi, Regione che ha il doppio del territorio (ma a quanto pare i lumbard hanno la diffusa abitudine di “integrare” la paghetta). A me sembra una notizia già letta e per giunta anche imprecisa. L’ottimo Picozza si dimentica, infatti, di inserire fra le entrate dei consiglieri quella voce che passa sotto il nome di “rapporti con il territorio”, altri 4mila e rotti euro mensili, che dovrebbero essere spesi, appunto, per iniziative politiche per il territorio, ma sulle quali ciascun consigliere gode, in realtà, di ampia libertà.
Ma non è questo il punto. I compensi dei politici, dalla Regione in su, sono troppo alti, lo abbiamo capito, come abbiamo anche capito che tali compensi non si abbasseranno realmente neanche con sommosse popolari.
E, comunque – fatto salvo il fatto che con un dimezzamento netto camperebbero bene uguale (l’ho proposto più di un anno fa) – i problemi veri sono altri. Salvo che i giornali non se ne accorgono, qua non ci vengono. E chi non vede direttamente è condannato ad aspettare il comunicato stampa di qualcuno che tende sempre a far vedere solo quello che gli interessa. E siccome va di modo dire che i consiglieri regionali guadagnano troppo, si segue il filone. Caro Carlo, fatti un giro qua, ti faccio io da cicerone.
Intanto c’è un problema di ordine generale: manca la trasparenza sulla produttività dei consiglieri. Non basta dire che la Regione approva poche leggi. Perché, anche se questo dato fosse una misura vera, indicherebbe soltanto la produttività della maggioranza, visto che di certo tutto si può pretendere dall’opposizione meno che di aiutare la Polverini.
Secondo me, da questo punto di vista, servirebbe una sezione del sito dove fosse scandagliata l’attività di ogni consigliere: numero di atti presentati, presenza alle sedute del Consiglio e commissioni, ad esempio. Una sezione dove fosse anche possibile interagire con i consiglieri, magari esprimere valutazioni. Sul web esistono piattaforme già fatte, è una cosa semplice semplice che migliorerebbe l’interazione fra cittadini e istituzioni. E’ ora che le istituzioni decentrate, a partire da quella che gestisce il maggior numero di risorse diventino davvero 2.0, non solo comunichino quello che fanno, ma leggano anche cosa ne pensano i cittadini elettori.
Detto questo c’è un problema serio in consiglio regionale. La segretezza, di fatto, delle delibere dell’ufficio di presidenza. Una roba che movimenta ogni anno milioni di euro secondo criteri del tutto arbitrari, di cui sono a conoscenza solo i sei membri dell’ufficio di presidenza stesso e i capigruppo che ricevono copia delle deliberazioni. In teoria sono atti pubblici, in realtà sono uno dei segreti meglio protetti in Italia.
Io credo che lì ci sia un punto di consociativismo carsico, difficile da sconfiggere. E che fra quelle carte si trovino cose molto divertenti.
Sarebbe interessante conoscere, ad esempio, quale sia l’entità dei patrocini concessi dal Consiglio regionale, quale la distribuzione geografica dei contenuti e la qualità delle manifestazioni finanziate. A me risulta che, facendo le somme, si arriva a una somma che supera il milione di euro.
Sarebbe interessante, poi – e su questo ho dati più certi – sapere con quali criteri vengono ogni anno assegnati i fondi a giornali, siti e riviste. Nell’ultimo anno il contributo complessivo è stato di circa un milione e mezzo di euro. Una pioggia di finanziamenti mediamente intorno ai 20, 30mila euro a testata che, ufficialmente, sono pubblicità, articoli pagati e simili. In pratica, guardando la lista, si capisce subito che si tratta di testate amiche che insistono sulla zona d’azione di un consigliere e che per questo è bene tenere buone con piccole mance. Mance che magari non ti risolvono i problemi finanziari, ma servono sempre per tirare avanti.
E quando viene presentato un disegno di legge complessivo sulla comunicazione della Regione, che disciplinerebbe anche questo finanziamenti, stranamente il provvedimento, approvato all’unanimità dalla commissione, si perde prima di arrivare in consiglio.
C’è poi il capitolo lavori: il cantiere di San Pietro impallidisce di fronte a quello che succede alla Pisana. La cosa più macroscopica è l’appalto (questo hanno dovuto pubblicarlo per forza) per realizzare due nuove palazzine. A cosa servano non è ben chiaro visto che il numero dei consiglieri dovrebbe diminuire, quello che è chiaro è il costo: 10 milioni di euro. Senza contare che di palazzine ne è stata realizzata una già nella scorsa legislatura. Due piani interi (finiture di lusso, come si legge negli annunci immobiliari) per ospitare Presidente, i due vice, i tre consiglieri segretari e, ovviamente, lo stuolo di personale, dipendente e non, a cui hanno diritto. Per fare cosa non è ben chiaro.
Poi ci sono i lavori meno evidenti: in questo momento è stata appena finita la nuova biblioteca. Si sta ristrutturando interamente una palazzina di quattro piani, sono in corso lavori all’ingresso. Altri milioni di euro, si scavano nuovi corridoi per accedere alla mensa, ristrutturata completamente un anno fa. Quasi che il destino del settore edilizio del Lazio dipenda tutto dal consiglio regionale.
Infine ci sono le spesette, come quegli strani tondini di plastica (li vedete nella foto) che prima sono stati installati nel parcheggio davanti all’aula consiliare, poi (saranno piaciuti) hanno invaso tutti i parcheggi. Evidentemente fare normali strisce per delimitare i posti auto costava troppo poco. E allora la delimitazione viene fatta con tondini di plastica fissati al suolo con tre stop ciascuno e relative viti. Poco importa, tra l’altro, se l’asfalto è percorso da radici e buche. Il tondino regionale si mette lo stesso. E così quando si dovrà rifare il manto stradale si dovrà anche rifare questo lavoro dall’inizio. Facciamo girare l’economia ecchecavolo.
Infine il capitolo approvvigionamenti. Sul sito del Consiglio regionale, per iniziativa dell’allora presidente Milana (qualcosa di buono l’avrà pur fatto) è installato un bel sistema per gestire le aste on line. Fu presentato con tanto di dimostrazione ai giornalisti. E’ stato usato una sola volta per comprare uno stock di zainetti. Prezzo di partenza 16 mila e cinquecento euro, prezzo finale 14mila e cinquecento. Risparmiato il 12 per cento. In questa maniera le forniture, oltre che a un costo conveniente per l’amministrazione, non si possono pilotare. Tutto avviene in maniera trasparente e visibile a tutti. L’asta si può seguire in tempo reale sul sito. Sarà per questo che non è mai stato usato?
Sono soltanto alcune delle spese inutili che si possono tagliare. Si potrebbe parlare di autoblù, dei condizionatori accesi nelle aule vuote, dei tornelli nuovi installati da anni ma mai chiusi, dei tempi di lavoro, delle presenze dei dipendenti che per alcuni non sono obbligatorie, ma “saltuarie”, della produttività del personale, di come, se fai una proposta per migliorare il lavoro che fai, anche con un impegno maggiore, ti guardano anche male.
In realtà, insomma, il consiglio regionale lavora eccome. Peccato che i lavori che fa c’entrino poco con la sua funzione.
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