Ora per vincere serve il Pd. In campo per davvero
Finita la giostra delle primarie, bisogna dire che mediamente gli elettori del centrosinistra sono migliori di noi. Il quadro dei candidati in campo, dal Comune ai Municipi mi sembra complessivamente credibile, rinnovato, con alcune punte di eccellenza. Poi non tutto va come uno vorrebbe, ma la perfezione si sa…
Parto dal candidato Sindaco. Ripeto quanto ho detto in tutta la campagna per le primarie e provo ad andare oltre. Secondo me Marino da solo non basta per vincere Roma. Sicuramente ha il merito di averci evitato Sassoli – e non è poco – ma da oggi gli avversari si chiamano Berlusconi e Grillo. Sperando che il livello nazionale non ci sommerga, avremo i due leader schierati a Roma per un mese.
Sicuramente Marino è un candidato che ci garantisce su un fronte importante: moralità e trasparenza. Quell’aria da bravo ragazzo, la sua pacatezza nel rispondere, il modo di sorridere, sono gli elementi che ne fanno un candidato che buca nell’opinione pubblica. In primarie tutte concentrate sui municipi (una sorta di guardarsi l’ombelico e pensare che sia l’universo) c’è stato meno voto organizzato sul livello comunale. Il leit-motiv era: vota tizio per il municipio, per il Comune fai quello che credi. E se si confrontano seggio per seggio i risultati dei candidati municipali “sassolini” con il risultato al Comune di Marino, il tema è evidente. Marino capovolge i rapporti di forza delineati nei municipi.
La sua storia, il suo modo di fare politica, un po’ da esterno senza mai però alzare troppo i toni, ne fanno un candidato credibile per l’elettorato di centro sinistra. Si può ipotizzare un recupero di quel voto che alle politiche è andato a Grillo ma che, a distanza di pochi secondi, si era già indirizzato su Zingaretti.
Si dice: vabbeh ma Roma è la capitale del cattolicesimo. Faccio notare che alle Regionali del 2010 Emma Bonino, ovvero una sorta di Satana in gonnella, a Roma portò via il 54 per cento dei voti. Quindi non mi sembra questo il tema vero.
Il dato delle primarie ci dice Marino sfonda nelle periferie, proprio lì dove Grillo alle politiche è stato primo partito ovunque. E sfonda in quelle periferie che spesso sono state accusate di essere la patria del voto di scambio. Devo dire, è solo un inciso, che a me sono sembrate primarie generalmente corrette. Molto più che in passato. Abbiamo imparato a limitare ed emarginare i fenomeni clientelari che pur esistono. Si può ancora migliorare, ma siamo sulla strada giusta.
Il punto, secondo me, è che Marino, per vincere non deve essere solo e deve essere capace di allargare il campo. Bene, insomma, il suo essere personaggio civico più che politico. Ma adesso servono le idee, le persone, una squadra che, tutelando queste caratteristiche preziose, lo accompagnino in una sfida complessa, lunga. Roma è una città difficile. Che ti ama e ti odia. Ti coccola e ti prende a calci nel sedere. Non basta dire di amarla, devi imparare a sentirne il respiro, a capire in anticipo quale sarà l’emergenza di domani. Credo che Veltroni in questo fosse straordinario. Serve un campo di forze ampio, non tanto in senso politico, ma sociale. Serve un blocco che senta Marino come il proprio candidato. E questo si fa mettendo in campo, da subito una squadra larga, rappresentativa di questa città. Si fa uscendo dall’etichetta di candidato della sinistra e basta, mettendo le mani nei problemi quotidiani di questa città. Per fare il sindaco dei romani devi andare oltre. Altrimenti c’è il rischio di andare lindi e puliti contro un muro. A posto con la coscienza ma irrimediabilmente perdenti.
Marino deve dire cosa vuole fare sui grandi temi, dall’urbanistica, alla mobilità. Ricordandosi sempre, però, che questa è una città che ha fame. Che manca il lavoro. Che la disoccupazione giovanile è un livello intollerabile. Deve saper parlare al cuore della sinistra, deve far tornare in campo anche alle elezioni “vere” quel voto di opinione senza il quale si perde. Sempre. Ma deve dare anche risposte alle ansie quotidiane dei cittadini, dalle buche, ai rifiuti, agli autobus scalcinati. Al lavoro, lo dico ancora una volta.
Io credo che per fare questo serva l’unione fra forze sociali e partiti della coalizione. E serva innanzitutto il Pd. Che non si deleghi, ancora una volta, la campagna elettorale ai soli candidati al consiglio comunale. Mettiamo al servizio del candidato sindaco le nostre idee alle quali abbiamo lavorato in questi anni e le nostre persone migliori. Scelga lui. In assoluta libertà chi crede sia più utile a costruire un progetto per Roma. Ce la facciamo a fare questo? Questo, malgrado sia un po’ scassato, resta un partito grande, forte e generoso. Ricco di intelligenze. Mettiamole in campo.
I Municipi
Quello del voto municipale è l’aspetto che, diciamo la verità, ci ha occupato di più in tutta la campagna per le primarie. I risultati mi sembrano positivi, con una squadra di candidati, nel complesso, giovane, rinnovata e soprattutto all’altezza della sfida che ci attende.
Alfonsi, Torquati, Santoro, Veloccia, Marchionne. Cito solo quelli che conosco un po’, nessuno si offenda. Mi soffermo, in conclusione sul risultato del VII Municipio (ex IX e X) dove le cose sono state complicate dall’accorpamento “a freddo” deciso dalla destra proprio alla vigilia delle primarie. Io credo che possa rappresentare un modello di cosa il Pd non deve fare. Nessuna selezione delle candidature, troppi candidati competitivi. Non è un giudizio di valore. Ma faccio notare che, soltanto limitandosi ai due candidati ex Ds, Franco Morgia e Fabrizio Patriarca, la somma dei loro voti doppia il risultato della candidata vincente, Susanna Fantino di Sel. Che ha avuto una buona affermazione, ma che sarebbe rimasta lontana dal primo posto se fossimo riusciti a fare sintesi. Mi ci metto anche io, anche se ho provato fino all’ultimo a trovare una soluzione più unitaria. Non ci sono riuscito e quindi sono parimenti responsabile rispetto agli altri.
In sintesi e per non annoiarvi oltre, Io credo che di quella squadra larga i primi attori debbano essere proprio i candidati presidenti. Sono loro che sentono il respiro della città più da vicino. Mettiamoli in condizione di lavorare da subito per il nostro Bene Comune, Roma.
Appunti per il governo
del Lazio
Un mio piccolo contributo all’elaborazione del programma per le prossime elezioni regionali. Non si tratta ovviamente, di un ragionamento articolato e complessivo, ma di alcuni spunti, secondo me essenziali, per governare davvero e non tirare a campare. Read more »
Piccolo, una campagna elettorale a sua insaputa
Insomma, dopo le case pagate a insaputa, dopo le vacanze a insaputa. Adesso abbiamo anche la campagna elettorale a insaputa. Questa infatti la tesi sostenuta da Samuele Piccolo, il consigliere del Pdl agli arresti domiciliari con l’accusa di aver organizzato una mega truffa per pagarsi le campagne elettorali. Piccolo faceva, per la cronaca il vicepresidente del consiglio comunale. A meno che non lo avessero nominato a sua insaputa. Read more »
Appunti per il futuro
La direzione da prendere
Una premessa: le questioni urbanistiche vanno analizzate insieme alla mobilità e alle politiche per la casa, altrimenti continueremo a progettare quartieri senza collegamenti e appartamenti destinati a restare vuoti. Anzi a essere precisi, continueremo a progettare quartieri sempre più lontani dai luoghi di lavoro, ad avere una città sempre più a macchia di leopardo, ingestibile. Read more »
Appunti per il futuro: la questione della casa
L’urbanistica è da sempre una materia calda a Roma. Nel X Municipio, ormai, se ne discute al bar insieme agli acquisti della Roma e della Lazio.
Il piano regolatore approvato dalla giunta Veltroni prevede un netto ridimensionamento rispetto al precedente strumento urbanistico, prevede norme precise sulla mobilità, prevede strumenti innovativi rispetto al passato, in particolare le cosiddette centralità. Pensate come aggregati urbani, fatti soprattutto di servizi, per garantire gli standard urbanistici a quei territori che non li raggiungono. Read more »
Diritti civili, un referendum
fra gli iscritti al Pd
Ho letto che attenzione il documento approvato ieri dall’assemblea nazionale già alcune settimane fa. Io lo trovo molto debole, frutto di uno di quei compromessi interni che sta uccidendo gradualmente il progetto del Pd. Io credo che sia ora di dire parole chiare, anche pensando alle future alleanze elettorali. Mi chiedo, infatti, come si possa pensare ad un’alleanza con Casini e pensare allo stesso tempo di introdurre quei diritti civili che porterebbero l’Italia a livello di un qualsiasi paese civile.
E, allora, la soluzione c’è: basta con le timidezze e con gli ordini del giorno presentati in assemblee dove manco te li fanno votare con scuse burocratiche che manco nel Pcus. Si chieda con forza un referendum fra gli iscritti. Anzi se ne chieda più di uno dico io: sui diritti civili, ma anche sui diritti sociali, altro tema che spacca i cosiddetti organismi dirigenti del partito. Continuano a ripeterci che manca il regolamento applicativo dello statuto per i referendum interni. se aspettiamo che una qualche commissione lo produca facciamo a tempo a cambiare quattro o cinque partiti. I dirigenti della cosiddetta “area laica” del Pd lancino una raccolta di firme fra gli iscritti. Vediamo se poi hanno la forza di dire di no a migliaia e migliaia di firme.
E che nessuno dica che si tratta di questioni marginali, che bisogna pensare alla crisi: io credo che la laicità debba essere un tratto fondante del Pd, non un fatto marginale da discutere alla fine di un’assemblea a fine luglio. E lo dobbiamo dire con chiarezza anche ai futuri alleati: noi siamo questo, se volete stare con noi questo è il nostro programma. Fosse che magari, per una volta, anche gli elettori apprezzerebbero?
Ps: il 18 alla festa di Roma c’è Rosy Bindi. Io sono contro le contestazioni, i fischi, le piazzate. Ma costringiamo la presidente del partito a discutere di questi temi. Andiamo al dibattito, in tanti e alziamo tutti la mano per chiedere la parola. Civilmente, con calma. Se siamo in tanti non potranno non darci la parola.
Spendingdeppiù: in regione
si trapana e si costruisce
A pagina 7 di Repubblica di oggi (quindi addirittura cronaca nazionale), un articolo del sempre ottimo Carlo Picozza ci ricorda che i consiglieri regionali del Lazio sono costosi, ognuno di loro guadagna molto di più dei loro colleghi lombardi, Regione che ha il doppio del territorio (ma a quanto pare i lumbard hanno la diffusa abitudine di “integrare” la paghetta). A me sembra una notizia già letta e per giunta anche imprecisa. L’ottimo Picozza si dimentica, infatti, di inserire fra le entrate dei consiglieri quella voce che passa sotto il nome di “rapporti con il territorio”, altri 4mila e rotti euro mensili, che dovrebbero essere spesi, appunto, per iniziative politiche per il territorio, ma sulle quali ciascun consigliere gode, in realtà, di ampia libertà.
Ma non è questo il punto. I compensi dei politici, dalla Regione in su, sono troppo alti, lo abbiamo capito, come abbiamo anche capito che tali compensi non si abbasseranno realmente neanche con sommosse popolari.
E, comunque – fatto salvo il fatto che con un dimezzamento netto camperebbero bene uguale (l’ho proposto più di un anno fa) – i problemi veri sono altri. Salvo che i giornali non se ne accorgono, qua non ci vengono. E chi non vede direttamente è condannato ad aspettare il comunicato stampa di qualcuno che tende sempre a far vedere solo quello che gli interessa. E siccome va di modo dire che i consiglieri regionali guadagnano troppo, si segue il filone. Caro Carlo, fatti un giro qua, ti faccio io da cicerone.
Intanto c’è un problema di ordine generale: manca la trasparenza sulla produttività dei consiglieri. Non basta dire che la Regione approva poche leggi. Perché, anche se questo dato fosse una misura vera, indicherebbe soltanto la produttività della maggioranza, visto che di certo tutto si può pretendere dall’opposizione meno che di aiutare la Polverini.
Secondo me, da questo punto di vista, servirebbe una sezione del sito dove fosse scandagliata l’attività di ogni consigliere: numero di atti presentati, presenza alle sedute del Consiglio e commissioni, ad esempio. Una sezione dove fosse anche possibile interagire con i consiglieri, magari esprimere valutazioni. Sul web esistono piattaforme già fatte, è una cosa semplice semplice che migliorerebbe l’interazione fra cittadini e istituzioni. E’ ora che le istituzioni decentrate, a partire da quella che gestisce il maggior numero di risorse diventino davvero 2.0, non solo comunichino quello che fanno, ma leggano anche cosa ne pensano i cittadini elettori.
Detto questo c’è un problema serio in consiglio regionale. La segretezza, di fatto, delle delibere dell’ufficio di presidenza. Una roba che movimenta ogni anno milioni di euro secondo criteri del tutto arbitrari, di cui sono a conoscenza solo i sei membri dell’ufficio di presidenza stesso e i capigruppo che ricevono copia delle deliberazioni. In teoria sono atti pubblici, in realtà sono uno dei segreti meglio protetti in Italia.
Io credo che lì ci sia un punto di consociativismo carsico, difficile da sconfiggere. E che fra quelle carte si trovino cose molto divertenti.
Sarebbe interessante conoscere, ad esempio, quale sia l’entità dei patrocini concessi dal Consiglio regionale, quale la distribuzione geografica dei contenuti e la qualità delle manifestazioni finanziate. A me risulta che, facendo le somme, si arriva a una somma che supera il milione di euro.
Sarebbe interessante, poi – e su questo ho dati più certi – sapere con quali criteri vengono ogni anno assegnati i fondi a giornali, siti e riviste. Nell’ultimo anno il contributo complessivo è stato di circa un milione e mezzo di euro. Una pioggia di finanziamenti mediamente intorno ai 20, 30mila euro a testata che, ufficialmente, sono pubblicità, articoli pagati e simili. In pratica, guardando la lista, si capisce subito che si tratta di testate amiche che insistono sulla zona d’azione di un consigliere e che per questo è bene tenere buone con piccole mance. Mance che magari non ti risolvono i problemi finanziari, ma servono sempre per tirare avanti.
E quando viene presentato un disegno di legge complessivo sulla comunicazione della Regione, che disciplinerebbe anche questo finanziamenti, stranamente il provvedimento, approvato all’unanimità dalla commissione, si perde prima di arrivare in consiglio.
C’è poi il capitolo lavori: il cantiere di San Pietro impallidisce di fronte a quello che succede alla Pisana. La cosa più macroscopica è l’appalto (questo hanno dovuto pubblicarlo per forza) per realizzare due nuove palazzine. A cosa servano non è ben chiaro visto che il numero dei consiglieri dovrebbe diminuire, quello che è chiaro è il costo: 10 milioni di euro. Senza contare che di palazzine ne è stata realizzata una già nella scorsa legislatura. Due piani interi (finiture di lusso, come si legge negli annunci immobiliari) per ospitare Presidente, i due vice, i tre consiglieri segretari e, ovviamente, lo stuolo di personale, dipendente e non, a cui hanno diritto. Per fare cosa non è ben chiaro.
Poi ci sono i lavori meno evidenti: in questo momento è stata appena finita la nuova biblioteca. Si sta ristrutturando interamente una palazzina di quattro piani, sono in corso lavori all’ingresso. Altri milioni di euro, si scavano nuovi corridoi per accedere alla mensa, ristrutturata completamente un anno fa. Quasi che il destino del settore edilizio del Lazio dipenda tutto dal consiglio regionale.
Infine ci sono le spesette, come quegli strani tondini di plastica (li vedete nella foto) che prima sono stati installati nel parcheggio davanti all’aula consiliare, poi (saranno piaciuti) hanno invaso tutti i parcheggi. Evidentemente fare normali strisce per delimitare i posti auto costava troppo poco. E allora la delimitazione viene fatta con tondini di plastica fissati al suolo con tre stop ciascuno e relative viti. Poco importa, tra l’altro, se l’asfalto è percorso da radici e buche. Il tondino regionale si mette lo stesso. E così quando si dovrà rifare il manto stradale si dovrà anche rifare questo lavoro dall’inizio. Facciamo girare l’economia ecchecavolo.
Infine il capitolo approvvigionamenti. Sul sito del Consiglio regionale, per iniziativa dell’allora presidente Milana (qualcosa di buono l’avrà pur fatto) è installato un bel sistema per gestire le aste on line. Fu presentato con tanto di dimostrazione ai giornalisti. E’ stato usato una sola volta per comprare uno stock di zainetti. Prezzo di partenza 16 mila e cinquecento euro, prezzo finale 14mila e cinquecento. Risparmiato il 12 per cento. In questa maniera le forniture, oltre che a un costo conveniente per l’amministrazione, non si possono pilotare. Tutto avviene in maniera trasparente e visibile a tutti. L’asta si può seguire in tempo reale sul sito. Sarà per questo che non è mai stato usato?
Sono soltanto alcune delle spese inutili che si possono tagliare. Si potrebbe parlare di autoblù, dei condizionatori accesi nelle aule vuote, dei tornelli nuovi installati da anni ma mai chiusi, dei tempi di lavoro, delle presenze dei dipendenti che per alcuni non sono obbligatorie, ma “saltuarie”, della produttività del personale, di come, se fai una proposta per migliorare il lavoro che fai, anche con un impegno maggiore, ti guardano anche male.
In realtà, insomma, il consiglio regionale lavora eccome. Peccato che i lavori che fa c’entrino poco con la sua funzione.
Una giunta da lasciarci alle spalle. Velocemente
Io lo dico senza peli sulla lingua, questa terza consiliatura di Sandro Medici alla guida del X Municipio è stata devastante. Per me non c’è niente di sinistra in un presidente che, al di là del fatto che abbia o meno ricevuto uno sconto, compra casa da un costruttore che vorrebbe costruire due milioni di metri cubi di case nel territorio amministrato dal presidente stesso. Per me non c’è niente di sinistra in una maggioranza che fin dall’inizio ha snaturato se stessa affidando la guida della commissione Urbanistica a un esponente dell’opposizione, per di più di quell’Udc che, nel stessi anni, ha approvato una manovra devastante e speculativa sull’intera regione, il cosiddetto piano casa. Read more »
Innovazione, un piano per cambiare Roma
Un vero e proprio Piano regolatore dell’innovazione per mettere in rete competenze, aziende, e amministrazione: insieme si possono sviluppare idee e progetti per fare di Roma una città 2.0. Read more »
Note dal ritiro: sul Pd e la formazione dei gruppi dirigenti
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