La guerra dei mondi e il voto utile.
Il pippone del venerdì/102
Siamo a due giorni dalle elezioni europee (e amministrative), come non parlare del voto utile? Se ne sentono di tutti i colori, compresi calcoli astrofisici quanto del tutto fantasiosi che assegnano seggi come fossero caramelle. Andiamo con ordine. L’appello al voto utile è un classico di tutte le elezioni. E qualche volta ha anche un senso. Penso ad esempio a competizioni con il turno unico e il premio di maggioranza. Lì devi per forza schierarti su uno dei contendenti principali, altrimenti rischi di fare il gioco dei tuoi avversari. Altre volte, quando si vota con il doppio turno o addirittura con il proporzionale ha molto meno senso.
Eppure, almeno in Italia, l’appello c’è sempre. Si comincia da lontano: basta ricordare il famoso “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”, della Democrazia cristiana del dopoguerra. Un voto utile ad accaparrarsi addirittura l’aldilà. E questa cosa di schierarsi per allontanare l’incubo del comunismo ha funzionato per mezzo secolo buono. Ricordate il proverbiale “turatevi il naso” di Montanelli? Poi il comunismo si è sciolto da solo e ci crede ormai soltanto Berlusconi. C’è stato poi il voto utile di Veltroni, quello che voleva il partito a vocazione maggioritaria. Ebbe a dire il vero un certo successo il suo appello lo ebbe anche, fino a spingere il Pd oltre il 30 per cento alle politiche. Non fu sufficiente per vincere, ma bastò per eliminare tutti i possibili alleati, ridotti a cespugli insignificanti. Ci ha provato anche Renzi alle scorse politiche, ma non gli è andata proprio bene, diciamo.
Adesso torna, con accenti differenti: da chi invita a votare una lista di sinistra perché secondo fantomatici calcoli se supera lo sbarramento del 4 per cento toglierà seggi solo alla destra, a chi invita a scegliere il “listone” Zingaretti-Calenda-Pisapia, perché sarebbe l’unico antidoto all’avanzare delle destre (o dei populisti a seconda della versione). Devo dire che le due versioni opposte non sono convincenti per nulla. Quanto ai calcoli fatti da aspiranti matematici è presto detto: si vota con il proporzionale, se non raggiungi il quorum non partecipi alla divisione dei seggi, non togli o regali niente a nessuno, semplicemente sei ininfluente. Quanto al baluardo nei confronti delle destre (europee, in questo caso) c’è da dire che non è che i socialisti abbiano proprio brillato nelle scorse legislature, tant’è che hanno governato insieme ai popolari avallando le politiche neo-liberiste che hanno affamato i paesi più fragili. Il voto al Pd pare più una questione locale, un segno di esistenza in vita dell’opposizione al Salvini- Di Maio che una questione europea. Europa della quale, va notato, non si parla proprio. Pare una vicenda marginale. Eppure si vota proprio per il Parlamento continentale, ne sono certo, mi sono documentato.
Varrebbe la pena, più che parlare di tassazione italiana, di sapere cosa ne pensano i partiti nostrani su un sistema fiscale omogeneo nei paese dell’Unione che impedisca la concorrenza sporca interna alla Ue a cui abbiamo assistito in questi anni. Oppure sarebbe interessante sapere cosa ne pensano delle proposte su una riforma del sistema di governo dell’Ue, sulla questione della politica estera e della difesa comune. Così per mera curiosità. Niente di tutto questo, il nostro provincialismo è arrivato al punto che, in piena campagna elettorale Zingaretti non ha trovato di meglio che presentare il proprio “progetto per salvare l’Italia”. Di Salvini e Di Maio non ne parliamo, sono occupati a rubarsi decimi di percentuale per rivendicare la guida del governo un minuto dopo la chiusura delle urne. Per portarsi avanti con il lavoro girano già i candidati a far le scarpe al povero Conte.
Tra l’altro segnalo sommessamente che mentre noi, come al solito, ci stiamo a scannare sul nulla è iniziata una vera e propria guerra dei mondi fra Cina e Trump. Hanno cominciato a litigare sui dazi, ora la battaglia riguarda il colosso Huawei. Quella che si sta combattendo in realtà non è una scaramuccia qualsiasi, ma una vera e propria guerra globale per la supremazia in campo tecnologico. Non a caso si cerca di colpire una azienda per limitare la corsa cinese al controllo sulla nuova rete di comunicazione, il famoso 5G. E chi controlla le reti ha in mano il vero potere. Come andrà a finire non è dato sapere. Probabilmente malgrado l’apparente follia di Trump si arriverà a una qualche forma di mediazione. Il semplice protezionismo, in un mercato sempre più globale, è una follia. Per restare al caso specifico, basta pensare al fatto che tra i fornitori di Huawei ci sono colossi dell’industria americana, colpire i cinesi potrebbe avere ripercussioni pesanti anche a casa Trump. Senza contare che molti grandi marchi a stelle strisce fanno ampiamente ricorso a industrie cinesi per produrre gran parte dei componenti dei loro prodotti. Il concetto stesso di supremazia, insomma, è parecchio più intricato che in passato, quando bastava avere un paio di testate nucleari in più e tutti si inchinavano.
La cosa che volevo sottolineare, al di là del merito stesso della vicenda, è la nostra totale irrilevanza, nostra non tanto come Italia – cosa abbastanza scontata – ma come Europa. Troppo divisi, troppo occupati a guardare ciascuno al nostro orticello per capire che in questa partita sarebbe bene starci e starci con una posizione comune. Per sedersi al tavolo dei grandi bisogna cominciare a ragionare da grandi, altrimenti ti ritrovi al tavolino dei ragazzi, con Cocacola e patatine.
Di questi temi mi sarebbe piaciuto discutere. Ne ho sentito qualche accenno in qualche convegno, ad esempio quelli di Italianieuropei. Ma quando c’era da tradurre le idee in proposte concrete, magari affidandole a una lista socialista, sono spariti tutti. Alla ricerca del voto utile. A se stessi.
Insomma, per farla breve, questa del voto utile è una grande balla. Votate la lista che preferite, senza aver bisogno di turarvi il naso, scegliendo magari persone competenti e preparate per rappresentarvi. Questo è l’unica cosa che conta. Io farò così.
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