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Lo #spiegone del lunedì/6.
Il suicidio politico alla francese

Apr 24, 2017 by     No Comments    Posted under: lo spiegone del lunedì

La dico subito, se fossi in Francia non avrei dubbi e farei due cose: fra due settimane voterei Macron, cominciando però a lavorare a una larga alleanza delle sinistre per le elezioni legislative dell’11 giugno. Ci sono, infatti, due diverse modalità di suicidio politico in questo scorcio di storia francese. Il primo è quello della sinistra del Partito socialista, che ha vinto – a sorpresa – le primarie interne, ma senza capire che l’eredità di questi cinque anni di Hollande all’Eliseo erano un fardello troppo grande per chiunque. Un bel pezzo di Ps è già scappato con Macron, non a caso sostenuto apertamente dai centristi di mezza europa. Occorreva lavorare a una coalizione unitaria, anche con i comunisti, fin dal primo turno delle presidenziali. Bisognava rinunciare ognuno a pezzo della propria identità per arginare le destre.

E invece ci ritroviamo con l’annunciato ballottaggio fra la fascista Le Pen e il liberista moderato Macron. Su cosa si debba fare fra due domeniche non si possono avere dubbi. E non ne avranno i francesi. Sbaglia, in questo caso, Mélenchon che non capitalizza il suo importante 19 per cento. Fossi stato in Francia lo avrei votato senza troppe esitazioni. Non mi ha mai convinto questa menata del cosiddetto “Piano B”, un eufemismo per non dire “vogliamo uscire dall’Euro”, che ritengo un errore di tattica (lo accumuna troppo alla Le Pen) e di prospettiva (senza una dimensione internazionale della politica e dell’economia, diventeremo irrilevanti). Ma per il resto non trovo nel suo programma distanze incolmabili da quello socialista. Lo avrei votato, dicevo, ma mi aspetto che da oggi assuma sulle sue spalle un ruolo di ricostruttore della sinistra.

Perché guardate che la vera notizia francese, come è già successo prima in Grecia e poi in Spagna è la scomparsa della sinistra “tradizionale”. Solo che qui non c’è nulla di pronto per sostituirsi al vecchio partito socialista e dare una risposta forte al liberismo e ai diversi populismi. E allora che fare? Per chi come me ha da sempre una grande ammirazione per la concretezza togliattiana non ci sono dubbi: per prima cosa si battono i fascisti, poi si prova a costruire un asse di sinistra per le elezioni di giugno. Macron al momento ha mostrato un campionario delle ricette classiche del liberismo: meno vincoli per le imprese, meno tasse. Ricette che non funzionano. E che una forte presenza della sinistra nell’Assemblea nazionale potrebbe correggere in maniera sostanziale. Le elezioni francesi, del resto, sono una sorta di partita andata e ritorno. Le presidenziali sono soltanto l’andata. Le legislative rappresentano il ritorno. Non un contentino, una competizione che può condizionare davvero l’Eliseo.

E quindi, dopo il primo suicidio politico avvenuto ieri, evitiamo di cadere ancora nell’errore. Il maggioritario a doppio turno, per chi non lo avesse ancora capito, funziona così: ci si conta al primo turno, si vota il meno peggio al ballottaggio. E chi invita a restare a casa non ha ben capito il rischio che si corre, neanche dopo la Brexit e dopo la vittoria di Trump negli Stati Uniti. A me questa “nuova” destra sovranista e xenofoba ricorda tanto il passato. Sarò anche vintage, ma per me sempre imperialisti rimangono.

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