Sciogliere Leu? Non capisco e non mi adeguo.
Il pippone del venerdì/77
Allora, di solito non mi adeguo per ragioni di opportunità neanche quando capisco, figuriamoci quando non capisco. Riassumo per gli amanti del brivido. Il 4 marzo si è presentato alle elezioni politiche un raggruppamento elettorale di sinistra, Liberi e Uguali, nato dall’unione di tre partiti: Sinistra Italiana, Possibile e Mdp. I tre rispettivi leader, nel momento stesso in cui hanno individuato in Pietro Grasso la figura guida di Liberi e Uguali, hanno dichiarato solennemente che quel cartello elettorale, subito dopo le elezioni, sarebbe diventato un partito unitario. Per la prima volta da decenni, insomma, a sinistra si metteva in campo un processo di aggregazione. Il risultato elettorale non ha premiato questo tentativo: il 3,4 per cento ottenuto è un risultato quantitativamente inferiore alle attese, non qualitativamente. Perché puoi prendere il 5 o il 3 ma conti sempre poco se non consideri quei voti una base su cui costruire un futuro più consistente. Così non è avvenuto. Evidentemente Leu era considerato un semplice autobus per confermare un gruppetto di parlamentari. L’elettorato lo ha capito e non ci ha premiato.
Il 5 marzo, malgrado le promesse, si sono sfilati immediatamente i compagni di Possibile, subendo a loro volta una scissione. Ancora prima l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, aveva dato vita a un suo movimento. A maggio l’assemblea nazionale di Liberi e Uguali ha deciso di continuare comunque la costruzione del partito, dandosi delle precise scadenze. Poco dopo è stato nominato, non si sa bene con quali criteri e proposto da chi, un comitato promotore nazionale, in molte città sono nati i comitati locali, è stata avviata una campagna di pre-adesione. Io, a oggi, sono iscritto a Liberi e Uguali.
Da lì, il nulla. Prima si è chiamata fuori Sinistra Italiana dando la colpa a Grasso e a Mdp, poi Mdp ha annunciato che, visto che era finita l’esperienza di Leu per colpa di Si e di Grasso avrebbe dato vita, a sua volta, a una fase costituente. Appuntamento il 16 dicembre. In tutto questo non c’è stato un solo momento collettivo in cui poter discutere. Anche l’ex presidente di Lega Ambiente, Rossella Muroni, nel frattempo, ha annunciato, nel frattempo la volontà di costruire un suo partito, i nuovi verdi.
In mezzo al guado, a partire dal mese di ottobre, alcuni comitati locali di Leu hanno cominciato a parlarsi, a incontrarsi e hanno lanciato l’idea di vedersi tutti quanti a Roma il 24 novembre. Per discutere insieme, appunto, e vedere se ci sono le condizioni per proseguire. Al momento, gli unici ad aver risposto presente fra i dirigenti sono Grasso e Laforgia, senatore, ex capogruppo di Mdp alla Camera.
Tirando le somme, allo stato attuale, tralasciando alcune figure minori e patrioti vari, allo stato attuale da Liberi e Uguali rischiano di nascere almeno 6 partiti. Si fa per dire. Diciamo che rischiano di nascere 6 segreterie nazionali. Alle elezioni europee, per essere concreti, nella migliore delle ipotersi potremmo dover scegliere fra il partito di Grasso e Laforgia, la formazione di Boldrini e Smeriglio, il nuovo raggruppamento fra Sinistra Italiana e Rifondazione, il partito rosso-verde annunciato da Speranza. In più avremo Pap, i soliti sei, sette partiti comunisti, Possibile da qualche parte si andrà a collocare. Una roba che viene voglia di metter su casa nella foresta amazzonica, altro che nel bosco di bersaniana memoria.
Fin qui la descrizione della situazione, mi perdonerete la rozzezza delle semplificazioni, ma altrimenti servivano due pipponi. Ora provo a dire la mia. Intanto non capisco. Ma davvero, non è una provocazione. Non capisco la differenza fra la fase costituente che propongono Grasso e Laforgia e quella che propone Speranza. L’unica differenza che percepisco chiaramente è che si tratta di due progetti distinti. Per quali ragioni non è dato sapere. A meno che non si voglia davvero sostenere che ci si divide sul metodo da adottare per prendere le decisioni: solo online? Solo nelle assemblee fisiche? Sono problemi seri che attanagliano il Paese intero. Almeno Sinistra Italiana e Mdp sembrano avere differenze di prospettiva: a quale gruppo aderire una volta eletti nel Parlamento europeo? Presentare o no la lista di Leu alle elezioni? Certo, ci sarebbe piaciuto dire la nostra, ma capiamo che praticare sul serio un percorso di partecipazione democratica è più complesso che annunciarlo. Invece tra Speranza e Grasso le divisioni sono davvero incomprensibili. L’unica cosa certa è che le opposte tifoserie sono già al lavoro. E quando partono gli ultras tutto è perduto. Non c’è più il ragionamento, non c’è più il confronto, tutto si riduce al “serrate le file” della propaganda.
Io credo, però, che possiamo ancora fermarci a riflettere e creare le condizioni per il rilancio di una forza che abbia una forte tensione unitaria. Il tempo non è ancora esaurito. E credo che l’occasione, l’ultima, possa diventare proprio l’assemblea nazionale lanciata dai comitati locali per il 24 novembre. Le condizioni per farla diventare un appuntamento costruttivo sono chiare, ma non semplici. Intanto bisogna arrivarci con la mente aperta, non con i paraocchi del tifoso. E poi bisogna invitare tutti, ma proprio tutti. Da Lotta Comunista fino alla sinistra del Pd, direi tanto per chiarire il campo a cui secondo me dovremmo provare a rivolgerci. Dovremmo guardarci in faccia e capire che il momento è talmente grave che non si può stare a sottolineare le virgole che ci differenziano. A me sembra che un buon punto di partenza per la discussione sia il documento proposto da Grasso. Non è perfetto, ma è una base che non mi sembra si distanzi in maniera così profonda da quello consegnato sabato scorso al coordinamento nazionale di Mdp. Assumiamo quel documento, facciamo ripartire un movimento unitario con quel percorso che avevamo immaginato. Creiamo in ogni città dei luoghi in cui discutere unitariamente, non per partiti separati. E da lì diamo la spinta necessaria a superare le difficoltà. In parallelo si può eleggere (non nominare per carità) una commissione nazionale che prepari poche e semplici regole per adesioni e percorso congressuale. Il tutto entro gennaio.
C’è il rischio, lo sento già molto presente nelle discussioni online, che, invece, l’assemblea del 24 novembre diventi il luogo in cui ci si limiti a sancire le divisioni e si fa nascere non Liberi e Uguali, ma l’ennesimo partitino senza prospettiva. E’ perfino facile: si parte con le accuse ai gruppi dirigenti inadeguati, ci si autointesta la rappresentanza esclusiva della base, si affibbiano colpe a destra e a manca. Basta un attimo e ci si ritrova intruppati al seguito di qualche aspirante leader. La prospettiva francamente non mi alletta un granché. Come si dice a Roma: peppa per peppa mi tengo peppa mia. Eppure, prima di prendere la strada della foresta, secondo me vale la pena di fare l’ultimo tentativo. Parliamoci con sincerità, ascoltiamoci con attenzione e valutiamo insieme. Ci sarà tempo per creare un gruppo dirigente nuovo, mettendo alla prova tutti noi nel processo unitario.
Non mi adeguo, lo ribadisco. E, lo spero davvero, credo che il 24 novembre saremo in tanti a non adeguarci.
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