Perché non posso votare Sassoli
La vicenda di questi giorni, quella dei manifesti abusivi, in sé, non sarebbe neanche un granché. Se non si dovesse votare chi fa manifesti abusivi non avremmo più rappresentanza istituzionale a tutti i livelli o quasi. Quello che è grave, secondo me, sono le risposte date da David Sassoli e dal suo comitato.
Se avesse detto: “Scusate, ho sbagliato”, la vicenda si sarebbe chiusa lì. Lo fece Renzi e tutti – al di là delle simpatie – lo ricordano come un gesto di grande umiltà- Un errore come ce ne possono stare in una campagna elettorale che l’aspirante sindaco ha iniziato ben prima che fossero indette le primarie.
E invece no: ancora oggi sui giornali si leggono scuse ridicole. La più bella è quella dei manifesti attaccati da ingenui volontari che, seppur debitamente istruiti, avrebbero di loro iniziativa attaccando i lenzuoloni in spazi non autorizzati.
Visto che Sassoli si vanta, al contrario dei suoi competitori, di conoscere bene Roma, dovrebbe sapere che nella nostra città non esistono spazi gratuiti legali. Le plance elettorali sono state smontate da settimane. E dunque, escludendo le affissioni a pagamento, vietate dal regolamento per le primarie, l’atto in sé di stampare un manifesto è un atto illegale. A meno che Sassoli non sostenga che anche la stampa sia avvenuta a sua insaputa. Ma di questo si dovrebbe in caso preoccupare la tipografia.
E questa è la prima ragione che mi porta a escludere un voto a Sassoli: la sua disonestà intellettuale. Abbiamo bisogno di un sindaco così? No davvero.
Per non parlare poi dell’aspetto economico. Siccome di campagne elettorali ne ho fatta qualcuna, so quanto costa un’agenzia pubblicitaria che ti pensa la campagna e la realizza (ricordate “Il mio nome è David Sassoli”? Era copiata dalla campagna di Orlando a Palermo, ma mi dicono sia stata comunque pagata e anche parecchio), so quanto costa stampare i 100×140, so quanto costa attaccarli (i volontari di cui parla Sassoli non esistono e lo sanno tutti). Fanno centinaia di migliaia di euro. E così l’affitto delle sale, le cene, i volantini e via dicendo. Chi finanzia questa campagna? A chi dovrà dar conto Sassoli? Sul suo sito, al contrario di quanto prescrivono le regole, di finanziatori e di spese sostenute non si trova traccia. Solo una promessa: “Renderemo conto a tutti del modo in cui utilizzeremo i fondi generosamente raccolti dai nostri sostenitori e amici. Nei prossimi giorni pubblicheremo un primo consuntivo parziale delle spese effettive e, a campagna finita, il consuntivo definitivo”. Sta lì da un mese, mi chiedo cosa voglia dire per l’ex mezzobusto del Tg1 “nei prossimi giorni”. Io credo sia un diritto degli elettori sapere quando spende un candidato e chi lo finanzia. Prima delle elezioni, non dopo.
Questa mancanza di trasparenza e profonda disonestà intellettuale, del resto, la conoscevo bene da prima. Dal 2005 almeno.
Lo scenario: siamo in consiglio regionale, io lavoro come responsabile della comunicazione del gruppo Ds, il giorno dell’insediamento di Marrazzo, dopo aver seguito la seduta, preparato i comunicati, faccio la prova orale del concorso per addetto stampa del Consiglio. La seconda e la terza prova scritta le avevo già sostenute, grazie a un sudato permesso, in piena campagna elettorale, fra una conferenza stampa e un comizio. E un comunicato stampa dettato al volo nell’intervallo fra una prova l’altra. Chiariamo: le prove le avevo fatte, risposto ai test, non consegnato il foglio in bianco sapendo che poi avrebbe risposto qualcuno al mio posto.
Ma questa è un’altra storia. Succede che il vicepresidente del Consiglio regionale, Guido Milana, non vuole rinnovare il contratto agli addetti stampa dei gruppi, per lui sono una spesa inutile e vanno eliminati. Dal regolamento di organizzazione del Consiglio sparisce addirittura la dizione “addetto stampa”.
Passano almeno un paio di mesi, nel corso dei quali io come tutti gli altri, continuiamo a lavorare da clandestini e gratis, perché se molli la postazione il capogruppo ti cambia al volo, di giornalisti disoccupati è piena Roma. La situazione si sblocca alla fine, con una telefonata di David Sassoli, allora segretario dell’Associazione stampa romana, al presidente Marrazzo, suo amico personale, ci racconterà poi.
Marrazzo, giornalista e quindi sensibile all’argomento, chiama il presidente del Consiglio, Massimo Pineschi, e viene organizzato un incontro. Al quale partecipano lo stesso Sassoli, la direttrice del sindacato e Renzo Santelli in rappresentanza del sindacato nazionale. Viene escluso il comitato di redazione (l’organismo sindacale di base). Al termine della riunione lo stesso Sassoli riferisce quanto segue: “Siamo riusciti a sbloccare la situazione, domani partono i nuovi contratti e saranno anche diversi, rispetteranno il contratto nazionale (molti di noi erano in causa con la Regione proprio per questo motivo). In cambio ci siamo accordati per annullare il concorso che è stato fatto, ce ne sarà un altro nel quale si troverà il modo di garantire a voi che lavorate qua l’assunzione. So che uno di voi è fra i vincitori ma non si deve preoccupare”.
Insomma il patto infame era il seguente: vi facciamo il contratto, lasciamo fuori chi ha vinto il concorso, poi sarete assunti a tempo indeterminato. Siccome ero io quello che, secondo le voci che giravano, quel concorso l’avevo vinto, mi incazzo non poco. E spiego a Sassoli e Santelli che il concorso era perfettamente regolare, era concluso, fatte tutte le prove, addirittura fatta la graduatoria. Mancava soltanto la pubblicazione. Insomma, non ci stavo proprio. Perché che il sindacato non poteva avere figli e figliastri, non poteva creare un ingiusto vantaggio per alcuni giornalisti discrminandone altrettanti. Ci fu un lungo scambio di mail con Santelli, nel corso del quale, fra l’altro, gli comunicai la mia decisione dei restituire la tessera della Fnsi, il sindacato che mio padre aveva diretto per tanti anni. Insomma, un bel dolore.
Il giorno dopo la riunione mi convocano il consigliere segretario dei Ds, Carlo Lucherini e il capogruppo, Giuseppe Parroncini, che mi spiegano che era stato deciso di annullare il concorso “perché l’hanno vinto tutti quelli di Storace” (una falsità assoluta). Gli rispondo che lo so e che sapevo anche dell’accordo per farne un altro. E che comunque lo aspettavo in tribunale per farmi abbondantemente rifondermi i danni, visto che l’ufficio di presidenza non aveva alcun potere in merito. E, infatti, ben due pareri legali, uno dello studio Richter, l’altro dell’avvocatura dello Stato esclusero tale possibilità. Prefigurando tra l’altro una responsabilità dei membri dell’ufficio di presidenza del Consiglio e del segretario generale nel caso il concorso fosse stato comunque annullato.
L’improvvido intervento di quello che adesso vorrebbe fare il sindaco, però, un effetto lo ebbe. Eccome. Mentre gli altri vincitori di concorso furono assunti fra luglio e settembre del 2005, noi del concorso per addetti stampa abbiamo dovuto aspettare il 2 novembre del 2008, fra un parere legale e un blocco delle assunzioni. Il tutto nel totale silenzio di Stampa Romana e della Fnsi. Ci volle l’intervento delle Jene, contattate da un intraprendente collega, per mettere Marrazzo con le spalle al muro e procedere finalmente alle assunzioni.
Con buona pace di Sassoli e del suo tentato inciucio.
Una pessima pagina di un pessimo modo di fare sindacato, con gli accordi sotterranei e le mediazioni al ribasso fatte sulla pelle di lavoratori onesti, che avevano l’unica colpa di aver fatto, in tutta trasparenza, un concorso e di averlo vinto.
E Sassoli vorrebbe fare il sindaco di Roma? Non so davvero chi voterò, se voterò, alle primarie. So per certo che non voterò David Sassoli.
Commenti
1 comment + Add Comment
Got anything to say? Go ahead and leave a comment!
Cerca
mese per mese
L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
« Set | ||||||
1 | ||||||
2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 |
9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 |
16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 |
23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 |
30 | 31 |
Caro michele sono d'accordo con te, per quanto riguarda una parte del tuo lungo intervento, altri fatti non li conoscevo ed hai fatto bene a spiegarli e renderli pubblici. Mi permetto di aggiungere solo, che il Consigliere Regionale più votato a Roma, Valeriani, non ha affisso nessun manifesto nella città e le cene sono state pagate dai partecipanti, quella che se tenuta nel nostro Municipio abbiamo contribuito anche con 5 euro di sottoscrizione.