La regola dell’emerita cippa
Leggo in questi giorni di un nervosismo (per dirla così) fra amministratori, eletti, nominati vari. Si dimettono, si autocandidano a incarichi dei quali non sanno assolutamente nulla, si propongono, si promuovono, cenano, telefonano, inguacchiano.
Ecco, per dirla in francese, non avete capito un cazzo.
Non avete capito che, in queste condizioni, le preferenze o i voti, ve li andate a cercare da soli. Casa per casa. E soprattutto non avete capito che sarete presi a pernacchie. E i primi a spernacchiarvi abbondantemente saremo noi, che, per anni, silenti, vi abbiamo portato “l’acqua con le recchie”.
Intanto ristabiliamo un principio: ti candidi mettiamo caso, in Provincia, in Regione, in Comune, al Parlamento europeo? Vieni eletto? Bene, ci resti per tutta la durata del tuo mandato. E se ti dimetti non ti ricandido. Trovo vergognoso che sindaco di comuni capoluogo a cui manca più di un anno di mandato, presidenti di Provincia e simili, abbandonino gli elettori da cui hanno avuto fiducia annunciando che si candideranno al Parlamento. E agli elettori con quale faccia dovremmo andare a chiedere il voto, dopo che li abbiamo abbandonati?
Io sono fra quelli che sono sempre stati dubbiosi sulla possibilità effettiva di realizzare primarie sui parlamentari. Perché l’unico modo realistico sono quelle preferenze che per me sono una delle cause del degrado della politica. Chi ha qualche dubbio si ripassi la storia di Fiorito, Piccolo, l’assessore regionale lombardo che si comprava i voti dalla ‘ndrangheta a 50 euro l’uno.
Ora sono convinto che le primarie vadano fatte, se non si raggiungerà l’accordo per la legge elettorale, perché queste autocandidature sono davvero intollerabili.
Come intollerabili sono le autocandidature a cui stiamo assistendo per il sindaco di Roma. Il capo della nostra delegazione in Parlamento europeo, tal Davide Sassoli, conosce l’amministrazione come io conosco le stanze private del Quirinale. Eppure, senza che siano state ancora fissate date e regole per le primarie, lui c’è. Basta un bel visino televisivo per fare il sindaco di Roma? Cosa ne sa di urbanistica, trasporti, mobilità, servizi sociali uno che fino a pochi anni fa leggeva in video notizie scritte da altri?
A dire il vero ha fatto anche il segretario di Stampa Romana, il sindacato dei giornalisti della Capitale. Ho avuto modo di conoscere il suo operato e di restituire (anche questo è un eufemismo) per questo motivo la tessera di un sindacato a cui tenevo molto, anche per ragioni genetiche.
Io credo che bene ha fatto il tanto vituperato segretario romano del Pd, Marco Miccoli a dire: i nomi li facciamo a dicembre. Ma credo che il suo appello abbia avuto l’effetto di un bicchiere d’acqua su un incendio troppo esteso per poter essere domato così.
Sono convinto, non da ora, che per riconquistare la fiducia dei cittadini, dobbiamo mostrare che il partito, il nostro partito, sia un organismo vitale che lancia idee, che porta avanti battaglie. E lo fa come organismo collettivo e non affidandosi ciecamente a singoli tenori. Perché poi le stecche che prendono le sentiamo tutti. E sono assordanti.
Per questo, come membro della direzione romana, avanzo una proposta molto secca. Tutti quelli che si autocandidano in questo periodo, generando confusione, sconcerto (e anche qualche conato di vomitino) siano esclusi da qualsiasi competizione elettorale, per cinque anni. Come ha detto giustamente qualcuno, se tornano un po’ a lavorare mica casca il mondo. Per alcuni sarebbe addirittura la prima volta.
Volete andare in parlamento perché il vostro Comune vi annoia? Beccateve st’emerita cippa.
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Mannaggia, sto pezzo mi piace proprio tanto!
ah Michè … sempre diretto e pungente. Ma efficace.
yes!
Che dirti Miche',al di la' di qualche differenza nei toni la pensiamo allo stesso modo. Ma ti sei formato, pur giovane, alla mia medesima scuola? Condivido.
Giusto!
Michè, da un pò mi trovo spesso d’accordo con te: me devo preoccupà?
direi di si
Ok !!!! a testa alta e senza mezzi termini .. la coerenza paga sempre. Non basta condannare il male degli altri , saremo giudicati per quello che potevamo fare e non abbiamo fatto.