Il “sogno impossibile” di una circle line romana
Non avevo mai partecipato a un “processo partecipativo” (scusate il gioco di parole). Ma la curiosità era forte, così ieri mi sono messo in macchina e ho affrontato il quarto di Raccordo anulare più trafficato all’ora di punta e dopo un’ora e mezzo per fare 24 chilometri sono arrivato a Tor Vergata.
Qua mi sono sentito dire che il progetto di metro leggera da Anagnina a Torre Angela è il migliore dei progetti possibili (una sorta di convinzione filosica) e, sostanzialmente che era proprio strano che tutti i presenti, eccetto il folkloristico Matturro fossero contro la realizzazione della metro. Un progetto a detta dell’ingegner che lo ha strenuamente difeso, più che sufficiente a trasportare le 2.500 persone all’ora che, nelle loro simulazioni, rappresenterebbero i potenziali clienti di quella tratta.
Un po’ di conti. Secondo i dati che le svariate agenzie forniscono, ogni giorno circa 550mila cittadini entrano a Roma. Di questi circa il 30 per cento riguarda il quadrante sud est della capitale. Solo nel X Municipio abitano circa 194mila cittadini, circa 90mila fuori dal Gra, dove, spiega l’ingegnere, sommando tutte le previsioni di nuovi insediamenti, si possono prevedere nei prossimi anni altri 80mila abitanti (minchia signor tenente). Insomma il X Municipio, ogni giorno è attraversato da poco meno di 200 mila persone che scendono lungo le due consolari, arrivano al Gra e da lì si ramificano secondo due fondamentali direttrici: verso l’Eur e verso il centro. Quelli che vanno verso l’Eur si incontrano con altre migliaia di cittadini che si spostano dalla zona est e si incastrano in quell’inferno di lamiere che tutti conosciamo, che non è solo il Gra, ma comprende anche una strada di campagna come via delle Capannelle, che ha un traffico da autostrada. Gli altri si incastrano con i 197 residenti.
Verso Torre Angela ci va qualcuno? E cosa dovrebbe andarci a fare visto che, anche pensando alla futura linea C, questa corre sostanzialmente parallela alla A? La risposta dei tecnici è stata: questo è il primo pezzo di un futuro collegamento tangenziale per questo quadrante di Roma. Bene, anzi benissimo. Per lavoro ho dovuto per anni percorrere il tratto del Gra dalla Tuscolana alla Pisana e so cosa significa. Peccato che il tratto da Torre Angela a Anagnina non mi serva a nulla. E del resto non si parla proprio.
Seconda questione, che ho provato a porre ieri, senza avere risposta dall’arrogante ingegnere: ha o no un valore sociale, per la qualità della vita di un intero Municipio spostare migliaia di macchine fuori dal Gra? Il meccanismo lo conosciamo tutti: la mattina si riempie prima il parcheggio di Anagnina, poi quello di Cinecittà, poi le macchine debordano lungo il percorso della metro. Ha o no un senso spostare quel capolinea di un chilometro e portarlo a Romanina? Per me ne ha due. Primo si dota la futura centralità di un collegamento vero, senza quella rottura di tratta che è la morte vera del progetto presentato ieri, secondo si offre alle migliaia di cittadini della Provincia la possibilità di fermarsi fuori dall’inferno del biscotto di Osteria del Curato. E pensiamo anche che, nel Piano regolatore, Romanina non è case e case come vorrebbe il sindaco pro tempore, ma è soprattutto funzioni. Funzioni vuol dire lavoro, cioè gente che si sposterà in senso contrario all’attuale flusso principale del traffico. Per me devono essere funzioni legate alla vicina università, non le fantasie che ho sentito in questi anni. Comunque sia, vogliamo farli arrivare in metro al lavoro come succede nelle città civili?
Secondo tema: spostare a Romanina – o ancora meglio a Tor Vergata – il capolinea della metro A risolve tutti i problemi? Secondo i tecnici no, perché la metro A sarebbe già satura all’ora di punta. Ma allora non si capisce bene a cosa serve la metro leggera. Comunque la risposta è ovviamente no.
Io sono convinto che per Roma serva una cura da cavallo. E sono convinto che servano risorse certe. Questa balla che non abbiamo mai un euro per fare nulla e che quindi serve costruire nuove case in maniera da avere gli oneri concessori deve finire. Non solo è una balla, ma è dannosa per la città. Serve soltanto a giustificare nuove manovre speculative che andranno ad arricchire i palazzinari romani. Sempre i soliti soggetti che ci propongono un modello di sviluppo datato al quale dovremmo per giunta plaudire.
Insomma, siamo la quarta, quinta potenza industriale del mondo. Roma è problema nazionale, non locale. E i presupposti per dotare la Capitale di risorse certe ci sono nel secondo decreto per Roma, approvato di recente dal governo Monti. Basta dare corso a quelle buone intenzioni, per ora solo accennate. E la cura da cavallo per Roma dovrà riguardare soprattutto il ferro.
Cosa serve davvero secondo me? Serve una circle line, una linea su ferro che circondi la città mettendo in rete le tre linee di metropolitana e le otto ferrovie regionali. Oltre duecento chilometri di rete su ferro che attraversano Roma ma hanno poche fermate, poco più di venti e invece devono diventare vere e proprie linee di metropolitane. In realtà un pezzo di questo progetto ci sarebbe già anche se i tecnici lo ignorano: è la famigerata delibera di iniziativa popolare sul corridoio della mobilità da Saxa Rubra all’Eur che, in pratica farebbe una buona metà del percorso. Una delibera che, tra l’altro, venne approvata dal Consiglio comunale nella passata amministrazione. Sembra essere carta straccia, a sentire i tecnici. Si può rivedere il percorso, forse troppo interno, seguendo il filo del ragionamento, ma secondo me questa deve essere la grande opera che caratterizzi la prossima amministrazione: un collegamento ad anello su ferro che circondi la città, permettendo a chi arriva da fuori di non entrare a Roma. Insieme alla trasformazione delle linee ferroviarie e all’apertura su queste di nuove stazioni, avremmo finalmente un trasporto su ferro degno di una grande capitale: 11 linee, più la circolare. E’ solo un sogno? Ci vorrà tanto tempo? Cominciamo a fare il progetto, evitiamo di costruire dove si intende far passare la linea e poi facciamolo un pezzo alla volta. A Londra lo hanno fatto alla metà del secolo scorso, noi speriamo di arrivarci prima della metà del prossimo.
Note a margine sulla riunione di ieri
Tre considerazioni a margine.
La prima. Non mi è nuovo, ma ogni volta mi stupisco, il contrasto fra l’altissimo livello di preparazione di cittadini e associazioni e l’insipienza della classe politica che non studia e quindi parla soltanto per slogan. Ieri, nel suo intervento, il presidente della commissione urbanistica, tal Matturro, ha, in ordine: 1) detto che a lui le decisioni del Municipio non interessa nulla, che lui è favorevole alla metro leggera. 2) dichiarato che le sovrintendenze archeologiche sono la rovina dell’Italia (magari dopo Pirone). Mi chiedo se ha senso che un esponente della maggioranza municipale la pensi diversamente dal resto del consiglio municipale tutto. A maggior ragione se questo esponente è il presidente di una commissione chiave. Forse sarebbe il caso di farlo tornare all’opposizione. L’alto livello di preparazione dei cittadini, al contrario, mi fa pensare che siano una risorsa ancora troppo poco coinvolta nella vita politica del Municipio.
La seconda. Il processo partecipativo è stato ridotto a una farsa da questa amministrazione. Mandano avanti i tecnici, con progetti già definiti solo per tentare di convincere i presenti. Manca un livello di confronto. Se ci sarà un prossimo incontro sarebbe il caso di lasciarli soli, mettendo un sala un cartello con scritto “Fate un po’ come vi pare”. Tanto il risultato è lo stesso. Io sono convinto che la partecipazione debba essere fatta al contrario, partendo dalle esigenze che il territorio esprime e non catapultando progetti e simulazioni al computer. La simulazione più semplice ve la dico io: fatevi un giro in macchina alle otto di mattina.
La terza. Non ha senso parlare di mobilità in un luogo, di urbanistica in un altro, di ambiente e mobilità ciclabile in un terzo ancora. Serve un grande progetto di coordinamento che metta in capo a un unico soggetto tutte le questioni che riguardano la qualità della vita dei cittadini.
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Lo scandalo di tor vergata e di tutto il quadrante sud-est è uno scempio che dura da 30 anni:
– centinaia di ettari attraversati da strade senza logica e lasciate incompiute (il collegamento con l’uscita della A1 è affidato ad una mulattiera, cosa serve costruire tutte quelle strade e rotatorie se poi non ci sono vie di uscita?)
– edifici universitari e ospedale buttati li senza un criterio razionale, secondo loro basta una strada un parcheggio per qualche decina di posti auto e va bene cosi. il risultato è che ci sono auto parcheggiate ovunque, per passare da un edificio all’altro distanti anche poche centinaia di metri occorre sempre l’auto e anche per un semplice attraversamento della strada non è possibile farlo a piedi per la presenza di guard-rail alti 1,5metri.
– verde inesistente (terra incolta e non mantenuta lasciata li, secondo loro è “verde”)
– opere faranoiche costate barche di soldi ancora oggi incompiute (lo stadio del nuoto fino ad ora è costato 200 milioni di euro, ne serviranno altri 600 milioni per terminarlo, sempre che poi si riesca a dare una funzione ad un mostro cosi costoso. In un normale paese europeo con 800 milioni di euro si costruiscono 7-8 km di metropolitana da noi con quei soldi si fa un enorme nido per uccelli e animali selvatici).
– quelle poche piste ciclabili dove presenti, sono del tutto ridicole relegate ai marciapiedi sui lati delle strade dove i ciclisti sono costretti ad evitare i pali dei cartelli stradali ed essere arrotati sugli incroci.
– collegamenti di un campus universitario e di un ospedale affidati alle sole strade, prendere l’autobus per raggiungere tali strutture è un’impresa, i parcheggi saranno sempre insufficienti se non si pensa di diversificare il trasporto. Ma non pensano che chi si reca all’università o in un ospedale è di solito il tipo di cittadino che preferisce andarci con un servizio pubblico veloce e affidabile se non addirittura in metro ?
Qualche anno fa avrebbero potuto fare il prolungamento della linea A a costi bassissimi, bastava mettere i binari e poi ricoprire, mettendo una fermata in prossimità della A1 si alleggeriva il traffico sul raccordo e su anagnina. Invece no, si è preferito speculare, costruire a più non posso inutili cattedrali nel deserto e ora che i soldi sono finiti e il disagio è diventato insostenibile ci vogliono convincere che con una metro leggera pagata sia l’opera superfica che risolverà tutti i problemi..
Sono solo disgustato da questa giunta e dalle precedenti.