Io la vedo così
Quante carogne da tastiera!
Prove tecniche
di Grillocrazia
Quando non sai come cavartela “buttala in caciara”, si dice a Roma. E quando sei spiazzato dall’asse Renzi-Berlusconi, che ti relega da settimane nelle pagine interne dei giornali e fra le ultime notizie dei Tg, bisogna alzare il tiro dello scontro. Per cui arriva Casaleggio in visita e parte l’ordine: d’ora in poi si fa casino.
Si potrebbe anche spiegare così il crescendo di insulti e violenze messo in campo dal M5S in questi giorni. Un tentativo di riconquistare la centralità mediatica, tanto disprezzata quanto essenziale nella strategia di Grillo e Casaleggio. E del resto – dall’assalto alla presidenza della Camera fino ai libri di Augias bruciati – di materia a sostegno di questa tesi ce ne sarebbe in abbondanza.
Eppure c’è dell’altro. Perché quando guardi i grillini parlare capisci che – in molti di loro – non c’è un atteggiamento tattico, studiato a tavolino. Al contrario, c’è un sincero fastidio nei confronti di chi non soltanto non la pensa come loro, ma addirittura prova a dirlo apertamente. Nei loro interventi c’è una sincera sorpresa: non si capacitano del fatto che una persona per bene possa pensarla in maniera differente dalla loro. Nei loro occhi – basta pensare alla faccia del giovin deputato Di Battista che spiega alle telecamere “bisogna sbugiardarli così”, dopo aver impedito al capogruppo del Pd alla Camera di rilasciare un’intervista – si legge una convinzione, un ardore quasi religioso. Sono convinti di essere portatori della Verità. Non di una posizione politica, ma della Verità assoluta, quella con la V maiuscola. Non sono rappresentanti del popolo, sono “i” rappresentanti del popolo. Gli altri? Polli da batteria – nella migliore delle ipotesi – i maschi, dispensatrici di pompini, le donne. Non sono insulti, badate bene. E’ sincero disprezzo verso chi non “crede”. Non c’è manco la pietas cristiana, ma piuttosto la furia dell’inquisizione che pretende la confessione di chi ha peccato, del blasfemo, della strega.
E la stessa cosa succede in rete. Provate a scrivere qualcosa che non sia meramente elegiaco nei confronti di Grillo su un social network e subito compariranno quattro o cinque sacerdoti della verità che vi rimetteranno a posto. Del resto la forza del comico genovese sta proprio nella sua carica messianica. Un consumato uomo di spettacolo che usa un’indubbia bravura e un carisma spesso travolgente per abbagliare masse di fedeli. Non c’è il ragionamento, l‘informazione, l’approfondimento di un tema. Ci sono poche paginette di slogan ripetuti in maniera ossessiva. Quasi come un moderno rosario.
Non c’è soltanto la ricerca dell’uomo forte, sport sempre più praticato a destra come a sinistra, dove si stanno faticosamente cercando di recuperare decenni di “ritardo”. Grillo è qualcosa di più. La Grillocrazia è un mondo perfetto dove i politici sono “cittadini portavoce” che non hanno autonomia: neanche delegati, ma meri esecutori. E’ quel mondo perfetto dove “uno vale uno”, dove la democrazia si esercita sempre, ma solo fino a quando non si va contro il guru.
Perché sarà anche vero che “uno vale uno”, ma, come in una sorta di “fattoria degli animali” fatta realtà, c’è un “uno” che vale per tutti.
Ecco spiegata la gogna, gli insulti, i libri bruciati. Le religioni non tollerano chi la pensa diversamente. Le differenze diventano solchi profondi da non scavalcare mai. Barriere, muri nati non per proteggere, ma per escludere. Se è vero che la politica – e in particolar modo la democrazia – rappresenta la trasformazione del nemico in avversario, e quindi il riconoscimento della diversità come ricchezza, la Grillocrazia ritorna all’età dell’ascia e delle capanne. L’avversario non solo torna ad essere nemico e quindi un soggetto da abbattere, ma diventa addirittura infedele al quale, nella migliore delle ipotesi, può essere concesso il pentimento. A cosa può mai servire un “Parlamento”, luogo in cui si cerca di convincersi reciprocamente, quando c’è una verità incontestabile da seguire?
Ecco perché sono pericolose queste ultime giornate, non tanto per l’attacco sguaiato alla Boldrini o a Napolitano. Non sono loro, come non è la stampa, il vero obiettivo. Sono le istituzioni, le sgangherate istituzioni di questo sgangherato paese. Sgangherate, ma ancora terribilmente eretiche rispetto al verbo del duo Grillo-Casaleggio.
Perché non posso votare Sassoli
La vicenda di questi giorni, quella dei manifesti abusivi, in sé, non sarebbe neanche un granché. Se non si dovesse votare chi fa manifesti abusivi non avremmo più rappresentanza istituzionale a tutti i livelli o quasi. Quello che è grave, secondo me, sono le risposte date da David Sassoli e dal suo comitato. Read more »
Il X municipio e mezzo
Ormai sembra certo che, dopo un annetto buono di suspense, l’assetto definitivo dei municipi inciderà profondamente sull’assetto del X. Nascerà quello che io chiamo il X Municipio e mezzo. Ovvero, all’attuale territorio amministrato dal parlamentino di Cinecittà si aggiungerà il territorio dell’attuale IX, fino a Ponte Lungo, così prevede la delibera comunale. La ferrovia farà da confine con quello che diventerà tutto primo municipio, insieme anche a XVII. Read more »
Questo è il tempo per costruire
Le primarie nazionali ci dicono cose importanti. La prima, non mi stancherò di ripeterlo, è che c’è un popolo che guarda a noi come l’unica speranza di cambiamento per questo Paese. In un periodo di disgusto verso la politica, vedere migliaia di persone, milioni, che si registrano, si mettono in fila e pagano addirittura per poter esprimere il loro contributo dà un’iniezione di adrenalina fortissima. Che ti permette di superare la stanchezza delle settimane passate al circolo, delle alzatacce, delle polemiche inutili e faziose.
A questo popolo, vero, non teleguidato, non comandato dagli “apparati” come hanno provato a far credere, noi dobbiamo sincerità e concretezza: ci hanno dato fiducia e ci hanno rimesso al centro della scena politica. E’ chiaro a tutti che senza la coalizione di centro sinistra, questa volta, non sarà possibile nessun governo. Il popolo delle primarie ci ha dato questa forza. Un patrimonio immenso. Non disperdiamolo, facciamo vedere loro che la fiducia è ben riposta.
La seconda è che le campagne fatte tutte “contro”, tutta polemica e poco sostanza, alla lunga non pagano. A me lo hanno insegnato da piccolo. Mi dicevano i “vecchi”: anche quando fai un volantino ci devi mettere i no ma anche i per. Altrimenti non va bene, siamo all’opposizione ma vogliamo costruire non distruggere. Ecco penso che Renzi abbia sbagliato questo. Ha cercato di fare la parte di quello che mandava tutti a casa, di quello giovane e brillante, una sorta di Obama bianco, che avrebbe rimesso l’Italia a posto in quattro e quattr’otto. “Io ho contro l’apparato, ma ho il consenso dei cittadini”. In realtà del mago Zurlì non ne abbiamo bisogno, le sue ricette sono vecchie, affondano le radici in un neoliberismo bocciato dalla storia. E il popolo del centro sinistra, che condivide sicuramente una parte del suo messaggio, ha dimostrato di aver capito che si serve una persona seria, un lavoratore come Bersani, un centromediano alla Oriali, per rimettere insieme i cocci e ripartire. Per cui alla fine Renzi è stato bocciato proprio da quel voto di opinione su cui aveva puntato la sua campagna elettorale tutta fuochi d’artificio e lustrini televisivi. Verrebbe da dire che non è più tempo di format ma di concretezza. E la concretezza emiliana di Bersani, che magari non avrà un grande carisma, ha avuto la meglio. Come fu per Prodi contro Berlusconi.
Eppure di Renzi dobbiamo tener conto. Dobbiamo tener conto della voglia di rinnovamento che c’è nella gran parte di quel voto. Dei tanti che l’hanno scelto, magari non conoscendo nulla delle sue proposte, ma che esprimono un’ansia e una preoccupazione vera. Ci dicono chiaramente che non si può continuare sulla strada degli anni passati. Ci dicono che anche noi, anche il centrosinistra deve andare oltre i suoi vecchi schemi di pensiero e proporre persone diverse. C’è un tempo per tutti. E questo non è più il tempo delle vecchie facce. Qualcuno l’ha capito e si è messo a disposizione. Altri sgomitano per restare in pista. Bersani adesso ha la forza, la legittimazione necessaria, per promuovere una classe dirigente nuova e preparata. Non serve la rottamazione, non serve la delegittimazione di un partito che, nelle sue mille e mille contraddizioni, ha dimostrato ancora una volta tutta la sua forza.
Serve un lavoro di promozione di quei dirigenti, giovani e non, che in questi anno sono cresciuti, nell’amministrazione, nel partito. Sono tanti, questo è il loro tempo.
E questo va fatto, non solo in Parlamento. Va fatto nelle Regioni che vanno al voto, a partire dal Lazio, va fatto nella scelta dei candidati a tutti i livelli.
Il caso Roma
Entro più nello specifico del caso Roma. Emigrato Zingaretti verso la conquista della Regione si è aperta una voragine. E’ mancato un lavoro di sintesi da parte del gruppo dirigente che si è fidato troppo delle primarie prossime venture. Ai cittadini dobbiamo presentare una sintesi, candidati in grado di governare una città umiliata dagli anni di Alemanno. Non dobbiamo presentare un campionario delle nostre debolezze, ma delle nostre energie migliori. Deve essere una sfida in positivo per far tornare a correre la Capitale. Ecco che allora i vari Sassoli, Gentiloni, Prestipino, Marroni, non sono sufficienti. Serve un sindaco, non un ex giornalista emigrato a Bruxelles o un ex assessore della giunta Rutelli. Neanche la candidatura del capogruppo in consiglio comunale, che in questo quadro è sicuramente la più legittima, quella che segue un percorso logico, secondo me è sufficiente a rappresentare una svolta per Roma. Nomi non ne faccio, perché questo corsa che si scatena ogni volta ci fa soltanto male. Segnalo però un’esigenza, un’urgenza: che il gruppo dirigenti largo del Pd romano si faccia carico di trovare questa sintesi: non lasciamola ad altri, perché quando Roma ha rinunciato alla sua autonomia si sono prodotti disastri.
Il X Municipio e mezzo
Chiudo queste brevi considerazioni sulla situazione del territorio dove faccio politica tutti i giorni o quasi. Con l’accorpamento annunciato fra X Municipio e una parte del IX, questa diventa una città da oltre 200mila abitanti. Ci sono capoluoghi di Regione più piccoli in Italia. Una grande città che continua a crescere e ha problemi diversi dal suo “centro” alla sua periferia. Per quanto riguarda il X io ribadisco che la sinistra, il PD in primo luogo, ha la necessità di chiudere la negativa esperienza dell’ultima consiliatura di Medici e di guardare oltre. Ho in passato ampiamente spiegato perché ritengo sia un’esperienza da chiudere al più presto.
Le candidature presentate al momento non sono sufficienti. Su un versante abbiamo una continuità preoccupante con il malgoverno di questi anni, dall’altro manca la “brillantezza” che serve per fare una battaglia vera, non di testimonianza. Se non altro almeno da questa parte c’è la consapevolezza della necessità di ampliare il quadro e di non presentare una candidatura slegata da un percorso condiviso.
Da luglio in poi non ho sostanzialmente più parlato del X Municipio, rispondendo con i fatti alla richiesta che il gruppo con cui ho lavorato in questi mesi mi ha fatto. Non ho portato avanti quel programma di rottura radicale che avevo abbozzato, con la proposta di una mia candidatura. Eppure sono ancora molti – e non solo nel partito – che mi chiedono di mettermi in gioco in prima persona. Da quelli che non considerano il PD locale e il suo attuale gruppo dirigente un interlocutore credibile, a quelli che avvertono, come me, il bisogno di una rottura non solo generazionale, ma di contenuti. Di una cesura netta. Che vogliono parlare di qualità della vita e non di nuove costruzioni. Di smart city, di raccolta differenziata, di zone pedonali e non di nuove inutili strade.
Non nascondo che l’avventura non mi dispiacerebbe affatto. Del resto bastano 750 firme fra i cittadini per candidarsi alle primarie del centro sinistra. Come dire: una mezza giornata con tre banchetti nelle zone di maggior aggregazione.
E questo, lo ripeto, è il nostro tempo. Non è il tempo delle candidature “conservative”. E’ il tempo di osare, di provare sul campo una nuova classe dirigente.
Eppure sento che una mia candidatura sarebbe insufficiente. Sento che non è il momento delle avventure, degli uomini soli al comando. E’ il tempo, anche nel X Municipio e mezzo, di fare squadra. Di proporre agli elettori, un candidato presidente, ma soprattutto una squadra unita, al di là e oltre le correnti, per fare una rivoluzione democratica anche in quella città che si distende fra Ponte Lungo e Vermicino. A questo lavorerò nelle prossime settimane: alla costruzione di un percorso condiviso, che porti non solo e non tanto a un candidato in netta discontinuità con il passato, ma alla costruzione di una nostra squadra che rappresenti a pieno il percorso fatto in questi anni e che dica chiaramente queste sono le nostre idee per fare del X Municipio e mezzo la casa della trasparenza e della partecipazione.
Perché questo viaggio va fatto assieme. Non c’è un uomo solo al comando.
Appunti per il governo
del Lazio
Un mio piccolo contributo all’elaborazione del programma per le prossime elezioni regionali. Non si tratta ovviamente, di un ragionamento articolato e complessivo, ma di alcuni spunti, secondo me essenziali, per governare davvero e non tirare a campare. Read more »
La regola dell’emerita cippa
Leggo in questi giorni di un nervosismo (per dirla così) fra amministratori, eletti, nominati vari. Si dimettono, si autocandidano a incarichi dei quali non sanno assolutamente nulla, si propongono, si promuovono, cenano, telefonano, inguacchiano. Read more »
Fatevene una cazzo di ragione
Alla vigilia della direzione regionale del Pd di oggi, permettetemi alcune considerazioni su quello che è successo in questi giorni. Mi sembra di poter dire, intanto, che non abbiamo capito la lezione. Ci si divide fra chi vorrebbe ricandidare solo alcuni dei consiglieri regionali uscenti, chi vorrebbe azzerare il tutto e chi sostiene che il gruppo del Pd alla Pisana, pur avendo sbagliato in passato ha fatto una opposizione rigorosa e, in fondo, ha mandato a casa la Polverini. Read more »
Invece di dimettersi, procede con nomine illegittime
“Di cialtronesco, in questa storia, c’è solo la sceneggiata messa in atto da 15 giorni dalla Presidente. Presenti le dimissioni e non la tiri per le lunghe. Oggi sta procedendo ancora alle nomine di dirigenti esterni di provenienza Ugl come il dottor Marra che dovrà occuparsi di personale. Questa nomina è illegittima perché annullata due volte dal Tar. E’ una vergogna”. Read more »
Polverini, ma se intanto ti dimettessi davvero?
Tracotante, immacolata, gli indegni sono altri. Cara presidente falla finita. Dici ai consiglieri del Pd che hanno annunciato le loro dimissioni e non le hanno mai date. Ma tu hai convocato una conferenza stampa, hai riempito le pagine di giornali, mi hai invaso il telecomando. Per tutti ti sei dimessa. Ma de che? Read more »
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