Alle prossime Europee? Tutti al mare.
Il pippone del venerdì/71
In queste settimane apparentemente silenziose in realtà la sinistra italiana si sta accapigliando per trovare una soluzione al tema dei temi. Non si parla di ambiente, di immigrazione, di politica della casa o dei trasporti, non vi preoccupate, ma semplicemente di come garantire la sopravvivenza di qualche parlamentare europeo. L’idea brillante è di fare una lista, ma alla fine vedrete che ne saranno almeno due, ovviamente unitarie, antagoniste, anticapitaliste. Non è una novità, quella dell’ammucchiatina dei residuati bellici degli anni ’90 da assemblare in contenitori dei quali si magnificherà per qualche mese il futuro unitario per poi dividersi il giorno dopo le elezioni. E come al solito saremo costretti a leggere l’ennesima sfilza di pensosi interventi di dirigenti e intellettuali che cercano di spiegarci per quale motivi gli elettori non ci votano.
C’è chi vuole fare una lista con Varoufakis, chi con Mélenchon, chi resta ancorato al Pse. Si cercano possibili leader, ora va di moda il sindaco di Napoli De Magistris, che dopo molti tentennamenti si sarebbe deciso a scendere in campo in prima persona, forse convinto dall’avvicinarsi della scadenza del suo secondo e ultimo mandato. Da parte mia, ho passato la scorsa domenica alla festa nazionale di Mdp. Ho ascoltato due dibattiti e il comizio di Speranza. Ne ho tratto due o tre impressioni che vi racconto come mi sono arrivate, senza troppe rielaborazioni. La prima: c’era molta gente ai dibattiti, zero nel resto della festa. Oddio non che ci fosse molto da vedere, giusto qualche stand per altro molto “essenziale”. Però è esattamente il contrario di quello che succede di solito nelle festa in piazza: molta gente a mangiare oppure nella parte commerciale, meno quelli interessati alla politica. Insomma, un appuntamento per soli addetti ai lavori. La seconda: proprio nel giorno in cui Grasso sui giornali parlava di stato di “stallo” di Liberi e uguali, il coordinatore nazionale di Mdp, nel comizio conclusivo della festa non ha nominato né Grasso né tanto meno Leu. Cancellati. La terza è che, delle discussioni a cui ho assistito, quella più attuale e legata alla concretezza dell’oggi è stata quella sul valore di Marx oggi, il dibattito, insomma, che avrebbe dovuto essere più intellettuale. E sicuramente è stata un’ora di buon livello, con spunti di livello universitario da parte degli oratori, ma è stata anche la più utile se ci si vuole calare nella realtà e tornare a fare iniziativa.
In estrema sintesi, comunque, tutti d’accordo nel porre l’accento sulla gravità della situazione attuale, nessuna indicazione o proposta per mettere un freno alla destra, per dare qualche segno di esistenza in vita. Il gruppo dirigente della sinistra nelle sue varie forme, dal 4 marzo in poi è intronato. Non trovo forme più eleganti per definirlo. Non che prima fossero poi tanto più svegli. Ma oggi il tracciato cerebrale è tendente al piatto assoluto.
L’analisi più lucida l’ho letta in una lettera al Manifesto di un gruppo di giovani, la sintetizzo così: non siete riusciti a fare un partito decente, non siete riusciti ad avviare un po’ di ricambio della classe dirigente, non siete nemmeno riusciti a fare un’analisi delle ragioni della sconfitta, adesso manco riuscite a mettere in piedi un’opposizione decente al governo sempre più Salvini e sempre meno Di Maio. Conclusione secca: dimettetevi in blocco, pensionatevi. Dieci minuti di applausi.
Ora, nessuno probabilmente li ascolterà. Non si prenderanno neanche la briga di dare una risposta. Continueranno nell’insulso dibattito fra dirigenti che non riusciranno mai a trovare un minimo comune denominatore. Io sono convinto che sarebbe semplice: basterebbe partire dalle questioni su cui ci si trova tutti d’accordo e lasciare aperte quelle in cui non si arriva a una posizione unitaria. E invece non vogliono trovare un accordo che ponga le basi per un nuovo partito. Nel Pd, che secondo molti resta l’unica scialuppa da non abbandonare, fra Renzi e Zingaretti si dibatte all’ultimo sangue per stabilire chi dei due sia più antigrillino. Per le europee si parla di un fronte unico da Macron a Tsipras (che ha già detto no) e Renzi che come al solito si porta avanti con il lavoro firma il manifesto del leader francese. Nell’arcipelago variegato extraPd si dibatte su chi bisogna escludere per fare una lista di sinistra vera. Con tutti gli “anti” del caso.
Personalmente mi annoio e penso sinceramente che forse sarebbe il caso di prendere la famosa strada del bosco. E questa volta niente tenda, che si ha una certa età e di inverno fa pure freddo e c’è molto umido. Si fa una bella casetta di legno, con tanto di camino. Comincio a pensare che forse sarebbe bene stare fermi un giro, eliminando l’ansia da prestazione elettorale, la corsa al seggio verso Strasburgo, la lettura affannosa dei sondaggi che ti danno sempre in bilico sul quorum. Questa volta probabilmente non lo supereremo, tra l’altro. Eliminata l’urgenza, forse, ci si potrebbe dedicare a questa scomposizione e riaggregazione della sinistra di cui tutti parlano ma che nessuno ha il coraggio di cominciare visto il prossimo appuntamento elettorale. Certo, si lascerebbe libero il campo alla destre e a Grillo, ma viene il dubbio che forse con due o tre liste raccogliticce non solo il suddetto campo sarebbe altrettanto libero, ma anche arato e pronto al raccolto per Salvini e soci.
Forse, il dubbio me lo consentirete è legittimo, sarebbe bene cominciare a piantare qualche seme che vada oltre l’urgenza elettorale. Sarebbe bene mettere qualche radice più forte, far crescere una pianticella nuova. Vi lascio con questa domanda. Non credo che nessuno abbia la risposta, ma secondo me è più interessante rispetto allo stabilire se Zingaretti sia un argine ai Cinque Stelle o no.
Nel frattempo il governo Salvini si prepara a una legge di stabilità pericolosa: aumenta il deficit, la nota di aggiornamento del Def parla del 2,4 per cento, con buona pace del ministro Tria costretto alla resa. Sarebbe anche interessante se le risorse in più fossero destinate agli investimenti. E invece no, tutto sulla spesa corrente. Dei tagli agli sprechi, dei fondi per mettere in sicurezza il territorio nessuna traccia. Ci vorrebbe un partito che facesse opposizione sociale. E invece pensano a garantire qualche poltrona. Auguri.
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