Tranquilli: la pizza margherita non è contagiosa.
Il pippone del venerdì/133
Quei pochi che mi seguono sanno che, in questi giorni di semireclusione, ho scelto di usare i miei account social per cercare di contrastare la diffusione di bufale e provare, al contrario, a dare notizie utili e verificate, quelle che arrivano dalle fonti ufficiali. Unica eccezione è il pippone del venerdì, altrimenti si rischia la sommossa. Tornando a parlare seriamente. Dopo una giornata passata praticamente senza interruzioni davanti al cellulare, posso capire quanto sia complicato lavorare a un call center. Per di più a uno dedicato al tema del coronavirus.
Nel mio piccolo ho potuto verificare quanto siano diffuse e quanto siano pericolose le bufale. Servirebbe un inasprimento delle pene e una task force della polizia postale in azione h 24 per individuare e perseguire chi le confeziona. Basta poco e si creano allarmi pericolosi per l’incolumità di tutti.
Piccola collezione di cose che ho trovato in rete e ho provato a contrastare, con alterne fortune. Dico con alterne fortune perché, forse anche più del solito, la facilità con cui si diffonde una falsa notizia è disarmante. Il meccanismo sempre lo stesso, come già ampiamente scritto nei mesi passati, di chi credeva alla magia nel medioevo: se uno ha una determinata convinzione è portato a credere a tutto ciò che la rafforza. In giornate in cui siamo tutti preoccupati e ansiosi questo meccanismo si moltiplica e spezzarlo è un’impresa complicata.
Parto dalla più grave, secondo me. Gira da una decina di giorni questo fantomatico messaggio che prefigura uno scenario apocalittico: in caso di dichiarazione di pandemia, si legge, l’organizzazione mondiale della sanità fermerà il mondo per 21 giorni. E via con particolari assurdi, si parla dell’applicazione di un fantomatico protocollo Bsl-4, si prosegue con l’istituzione di punti di approvvigionamento che saranno gestiti dall’esercito e via dicendo.
Ora se voi digitate su google “protocollo Bsl-4” vi appaiono nel giro di pochi secondi almeno dieci siti specializzati nella verifica delle notizie che vi spiegano come e perché si tratta di una bufala. In realtà basterebbe anche fare mente locale e pensare che l’Oms già da qualche giorno ha dichiarato che ci troviamo in una situazione di pandemia e che non è successo nulla di tutto questo. Niente da fare. La bufala è entrata nella profondità dei social e la diffondono anche persone con una certa cultura, sopra la media direi. Ogni post su questo tema ha decina di condivisioni. Perché, evidentemente, sono tutti convinti che servirebbero misure più radicali di quelle prese dal governo e inconsciamente sperano che si arrivi all’esercito che distribuisce il cibo.
Sempre per parlare di bufale, ieri il capo della protezione civile, nella conferenza stampa quotidiana, ha dovuto smentirne un’altra, forse meno “drammatizzante”, ma anche questa potenzialmente pericolosa: i cani non trasmettono il virus, come, aggiungo io basandomi sulla mia esperienza di questi giorni, non lo trasmettono le strade, né la pizza. Inciso: non fatemi trovare un cane abbandonato per questa assurda panzana perché divento violento.
Ma parliamo della pizza. Ora vi spiego. Una delle richieste che mi sono arrivate ieri suonava più meno così: il governo ha vietato la pizza margherita, è vero che ci si può contagiare mangiandola? Istintivamente ho risposto che il governo non aveva vietato la pizza margherita e che un cibo cotto in forni ad altissima temperatura al massimo ti può scottare le dita. Poi (santo google e usatelo ogni tanto) ho cercato e ho trovato la verità. Perché c’è un fondo di verità: la Raggi (santa donna ma non c’hai proprio un cavolo da fare?) ha vietato ai forni di produrre pizza differente dalle classiche romane: la bianca e la rossa. Per quale motivo non si capisce bene. Da noi prendono una decisione e non te la spiegano, così poi ciascuno si fa film assurdi come la signora che domandava lumi. Pare però che la ragione sia quella di limitare le necessità di approvvigionamento di materiali freschi, il cui arrivo è necessariamente giornaliero e quindi aumenta la circolazione in strada e i contatti fra le persone. Le pizzerie che fanno consegne a domicilio, invece possono fare tutti i tipi che vogliono.
Per cui: tranquilli, la margherita non è contagiosa. Speriamo non lo sia neanche la Raggi. Perché il coronavirus finirà presto, la sindaca ce la dobbiamo tenere per almeno un annetto ancora.
Potrei continuare per pagine e pagine, perché in una sola giornata mi sono arrivate una ventina di richieste, compreso l’orario di apertura del punto di raccolta sangue in una parrocchia.
Ultimo aspetto che volevo mettere in evidenza: quello che sta succedendo in tutto il mondo, con accaparramenti furibondi, lotte per conquistare l’ultimo rotolo di carta igienica, fuga dalle città più a rischio e via dicendo, ci dice che non siamo proprio così caciaroni e indisciplinati come ci dipingono. Siamo forse meno “popolo” di altri. Nel senso che ci mettiamo a cantare l’inno e ci indigniamo delle frontiere chiuse ma poi ci dividiamo anche in queste occasioni. Francamente il comportamento di alcuni governatori e della Lega in Parlamento, questo davvero, fa rimpiangere l’esercito cinese.
Non riusciamo proprio, malgrado le ridondanti e retoriche dichiarazioni di patriottismo, il “siamo italiani” gridato a tutto il mondo con orgoglio, a essere uniti, a essere compatti. A me, che non canto l’inno e continuo a sentirmi cittadino del mondo, tutto questo fa un po’ tristezza. Come un simpatico romano che ha scritto su Facebook che la colpa è dei rom (prima erano i cinesi, poi i milanesi, ora diamo addosso ai rom che tanto non li difende nessuno come al solito).
Come quel cittadino della Magliana (Roma) che dopo l’inno d’Italia, durante la balconata delle 18, ha pensato bene di far sentire a tutti un discorso del suo duce. Negli stessi giorni, un gruppo di tedeschi, in segno di amicizia verso l’Italia, ha cantato “Bella ciao”, ognuno sul suo balcone, che poi, insieme all’inno di Mameli, ci starebbe anche bene, perché parla della lotta contro gli invasori. E il virus, un po’ come i fascisti di allora, è un invasore.
O meglio: i fascisti di un tempo, un po’ come il Covid 19, sono un virus, che non siamo ancora riusciti a debellare. E, allora, l’inno affacciato al balcone proprio no. Mi ascolto Bella ciao e la canto con gli amici tedeschi, spagnoli, cinesi. Perché la nostra patria è il mondo intero.