Salvini va, i 5 stelle arrancano, sinistra non pervenuta.
Il pippone del venerdì/110
Lo dicevo la settimana scorsa: fa caldo, meglio prendersi un mesetto abbondante di vacanze e lasciar perdere la politica. Basta leggere le cronache di questi giorni. Doveva essere la settimana in cui mettere Salvini sulla graticola per il cosiddetto russia gate. E invece, in un sol giorno il leader leghista incassa: una sostanziale assoluzione da parte del presidente del Consiglio in Senato, con qualche punta polemica ma nulla di più, il via libera dello stesso alla Tav, la fiducia della Camera sul decreto sicurezza bis, nel quale si inasprisce la battaglia contro le Ong, impegnate nel soccorso ai migranti. I cinque stelle sembrano un po’ un pugile suonato: prima hanno incassato a stento la botta sulla Tav, chiedendo a gran voce un voto in parlamento ben sapendo che lì c’è una solida maggioranza a favore dell’alta velocità. Fossi nell’opposizione – per inciso – diserterei il voto per protesta lasciando alle truppe di Di Maio la responsabilità della scelta. Poi hanno addirittura abbandonato il Senato durante l’intervento di Conte sul caso Russia. Non hanno capito bene neanche loro il motivo, tanto che poi hanno avuto bisogno di una lunga seduta di autocoscienza collettiva per sfogarsi un po’. Nel frattempo, il capo politico, sempre Di Maio, ha annunciato che i mandati a disposizione dei penta stellati eletti nelle istituzioni non saranno più due, ma tre. Ora la scelta è pienamente legittima, anche perché non si capisce bene come può reggere un partito in cui si cambia classe dirigente al di là dei meriti e del lavoro svolto. Ma il capo politico, per argomentare il tutto, si è inventato la supercazzola del “mandato zero”, ovvero il primo mandato svolto non conta, si comincia a contare dal secondo. Roba che manco la satira più cattiva poteva arrivare a concepire.
Ratificheranno comunque il pacchetto di proposte (che comprende anche l’alleanza con liste civiche alle amministrative) tramite la piattaforma Rousseau. Ormai decaduta a luogo della ratifica. Varrebbe la pena di riflettere su come un partito in cui il rapporto sia impostato unicamente sulla dialettica base-leader sia sostanzialmente una dittatura. E su come l’apporto degli strumenti digitali alla democrazia non possa limitarsi a un click di ratifica. Ma questa è un’altra storia, fa troppo caldo per ragionamenti di “sistema”.
In tutto questo i sindacati, con uno sciopero (infrasettimanale) dei trasporti che ha avuto adesioni altissime, denunciano il blocco totale delle infrastrutture praticato dal governo e dal ministro Toninelli in particolare. L’economia non cresce, tutti i dati confermano che alla fine dell’anno il segno positivo sarà forse di un paio di decimali. Ben lontani, comunque, dalla previsioni del governo di inizio anno. Alla fine della settimana, dopo fulmini e saette, è arrivata, come da copione, anche la attesissima tregua fra i due vicepremier, che fino al giorno prima si erano presi a sassate.
Insomma, a occhio doveva essere una bella settimana per chi si oppone. I 5 stelle in forte crisi, Salvini comunque alle prese per il suo presunto scandalo, Conte che appare sempre più come un presidente del Consiglio senza una maggioranza che lo segue. Pare una di quelle palle facili sotto porta dove c’è scritto “basta spingere”- Nulla di tutto questo. La sinistra nelle sue svariate forme tace. Il Pd, nel giorno in cui doveva mettere sulla graticola Salvini, non ha trovato di meglio che mettersi a litigare su chi doveva intervenire al Senato. Al di là del merito della lite (in realtà non si capisce bene perche a nome del Partito democratico doveva intervenire uno che il giorno prima aveva dichiarato che di quel partito non si occupa) la scenetta pare surreale.
Posto che, a quanto si legge nei sondaggi, del presunto scandalo dei rubli russi agli italiani non interessa più di tanto, viene da chiedersi da cosa derivi mai questa vena autolesionista. Anche in questo caso, a persone sane di mente, verrebbe da chiedersi se non ci sia una ragione di fondo quando un partito nel giro di pochi anni ha bruciato e prepensionato tutti i leader malgrado fossero tutti eletti con un robusto consenso popolare. Da Veltroni, a Bersani, a Renzi. Non se ne è salvato uno. Zingaretti, mi dispiace davvero per lui, al momento sembra più un amministratore di condominio che non riesce a far quadrare i bilanci di fine anno che un leader politico. Il prode Calenda, nel frattempo, incurante del pericolo si candida a essere il prossimo segretario. Quando si dice una missione suicida. Ma anche questa riflessione (su cui sapete come la penso), sarà bene rimandarla a fine estate.
Come bisognerà che qualcuno si interroghi sul motivo per il quale mentre, come detto, gli italiani se ne fregano dei rubli, paiono molto più sensibili al caso Bibbiano. Una questione senza dubbio molto grave, ma di stretta rilevanza locale è diventata un caso nazionale, fino a toccare i già non brillanti piazzamenti del Pd nei sondaggi. Sarà mica perché in fondo questo Paese ragione ormai soltanto alla “pancia”? Non sarà che in fondo se tocchi i bambini l’Italia insorge sempre, mentre su qualche presunto finanziamento estero siamo da sempre pronti a chiudere un occhio, quasi fosse un peccato veniale?
In tutto questo va segnalata la brillante campagna social lanciata dal presidente dell’Emilia-Romagna, territorio in cui tutto si è svolto: “Una Regione vicina alle famiglie”. Non è uno scherzo. Poi non facciamo pensose riunioni per analizzare i motivi delle sconfitte elettorali.
Sarebbe bene, almeno nel mese di agosto non fare danni. Qua fa caldo, gli animi diventano infuocati in un istante. Meglio un tè freddo sotto l’ombrellone. Oggi, in realtà c’è la direzione del Pd. Gli italiani sono in fremente attesa, immagino. Intanto, come tutti gli anni, almeno il pippone va in vacanza, ci vediamo a settembre.